Prefazione

 

di  Luigi  Iannone

 

Con la pubblicazione di questo libro giunge a conclusione un lavoro che si impone come compendio di tutta una serie di scritti elaborati nel corso degli anni e che assumono oggi la loro degna cornice.

Sciolto da strutture metriche il verso assume quel contrassegno di vivacità e schiettezza che caratterizza tutte le letterature popolari: d’altra parte l’uso per esempio di parole tronche e dell’iperbole rispecchiano in pieno tali caratteristiche.

I versi hanno uno stile assai particolare dove risalta l’elemento ironico ed una visione dissacrante della realtà che si esprime attraverso un alternarsi di nichilismo esplicito ed attaccamento ai valori tradizionali, di per sé non conciliabili. Infatti pur avendo in larghi tratti un tono fortemente irridente le risposte a proverbi, detti, storielle, credenze, testimonianze orali, luoghi comuni, denotano  nello stesso tempo una partecipazione critica alle vicende, alle storie e dunque alle stesse tradizioni di saggezza popolare. Un’alternanza stimolante nella quale l’autore adoperando congiuntamente questi due filoni si apre a più campi di esplorazione.

Il ritmo e lo stile conciso e diretto del napoletano fanno risaltare ancor di più questi motivi ed evidenziano la descrizione di una umanità che sembrerebbe per tanti aspetti cristallizzatasi nella comoda poltrona del luogo comune e delle frasi fatte e che non riesce ad intercettare il trasfigurarsi di una società che muta e cangia anche i suoi valori di riferimento.

Incentrandosi su questa analisi, l’autore segna fin nel profondo la fisionomia reale delle credenze popolari e con una serie di integrazioni divertenti riscrive e riproduce vecchi temi in un quadro nello stesso tempo deformante ma esplicito ed immediato.

Nonostante ciò la originale tensione emotiva verso i mai tramontati buoni sentimenti (l’amore per i figli e l’amore per l’amore) insieme ad una non soffusa misoginia senza dubbio più di facciata e dunque usata come artifizio tecnico si manifestano a più riprese come altri motivi conduttori.

I numerosi riferimenti alle donne (‘e femmene, la donna, l’uomo e la donna, ecc.) ostentano quasi una negativa analisi sociologica del cosiddetto sesso debole che commisurati al tono dell’intera opera darebbero il senso di un pessimismo allarmante ma la natura, come già detto in precedenza, ironica e dissacrante, divertente e mordace danno un quadro meno serioso e più leggero delle pur frequenti censure negative aprendo al lettore una serie sterminata di considerazioni frizzanti e godibili.

 

Luigi  Iannone